Il ciclo della violenza

Le relazioni violente si basano su un’asimmetria di potere tra i sessi rafforzata dagli stereotipi che relegano la donna quasi esclusivamente ad un ruolo tradizionale di cura e di sostegno per le diverse figure maschili (padri, fratelli, partner e figli).

Il fenomeno della violenza è ciclico e si sviluppa in tre distinte fasi. L’ innesco del cosiddetto “ciclo della violenza” è preceduto da un comportamento strategico dell’uomo mirante a isolare la donna e farle rompere ogni legame significativo di tipo familiare, amicale e con il lavoro.

1. Fase di crescita della tensione

In questa fase la donna inizia ad avvertire la crescente tensione e cerca di prevenire l’escalation di violenza concentrando tutta la sua attenzione e le sue energie sull’uomo. Spera in tal modo di calmare le acque, diminuire la tensione e controllare l’agire violento del partner. Molte donne affermano di sentirsi come se “camminassero sulle uova”.

L’ uomo non agisce direttamente con la violenza, ma questa trapela dalla mimica, dal silenzio ostile e dagli atteggiamenti scontrosi.

2. Fase di maltrattamento

In questa fase l’uomo perde il controllo di sé e si verifica l’episodio violento. Prima di aggredire fisicamente la compagna, il maltrattante può insultarla, minacciarla e rompere oggetti. Generalmente la violenza fisica è graduale: i primi episodi sono caratterizzati da spintoni, braccia torte, per poi arrivare a schiaffi, pugni e calci o e all’uso di oggetti contundenti ed armi. In questo stadio, per sottolineare il proprio potere, l’uomo può agire con la violenza sessuale.

La donna non reagisce perché grazie a piccoli e perfidi attacchi il terreno è stato preparato e lei ha paura.
L’ aggressione da parte del partner le provoca un senso di tristezza e di impotenza, può protestare ma non si difende.

3. Fase di luna di miele

Questa fase si suddivide in due diversi momenti. Nella prima sottofase (A), denominata “delle scuse e delle attenzioni amorevoli”, l’uomo chiede scusa e si dimostra “dolce, attento e premuroso” per farsi perdonare.

E’ frequente che l’uomo faccia regali, promesse di andare in terapia e di “fare tutto il possibile per cambiare” affinché la donna non lo lasci e si separi da lui. Sono usuali, anche, le minacce di suicidio. La donna si trova di fronte l’uomo affascinante e amorevole dei primi periodi della relazione. La donna accoglie il partner e le sue false richieste d’aiuto per cambiare pensando di essere l’unica in grado di poterlo aiutare e salvare.

Nella seconda sottofase (B) detta di “scarico della responsabilità” l’uomo attribuisce la colpa del suo comportamento a cause esterne, come il lavoro stressante, la situazione economica etc. , e soprattutto alla donna che lo ha provocato o ha fatto qualcosa che giustifica la sua aggressione. Nella donna prevale il senso di colpa per non essere stata come l’uomo voleva o si aspettava. Tutto ciò consolida all’interno della coppia lo squilibrio relazionale tra l’uomo che abusa e la fiducia in lui riposta dalla compagna.

Quando la violenza è radicata i cicli si ripetono e come una spirale con il tempo accelerano di crescente intensità.
Con il passare del tempo, la fase di luna di miele si riduce e le prime due fasi diventano più frequenti, e con conseguenze più gravi per la donna. Se il processo ciclico non viene interrotto la vita della donna può essere in pericolo.

E’ fondamentale ricordare che, all’inizio della relazione violenta, la donna è convinta di poter tenere sotto controllo la situazione e chiede aiuto per problemi sanitari legati all’episodio violento, per sostegno alla coppia, per contenere o cambiare lui. Solo dopo il ripetersi di vari episodi di maltrattamento, la donna prende consapevolezza che non può né controllare, né cambiare lui e sviluppa una motivazione più forte ad uscire dalla relazione violenta.

Competenze

Postato il

8 Febbraio 2020